Negli ultimi mesi siamo scesi assiduamente in piazza per manifestare il nostro dissenso contro i continui attacchi nei confronti della scuola pubblica, dell'università, del mondo del lavoro, della sanità e dei servizi pubblici, contro le politiche di austerità portate avanti dal governo dei banchieri del (quasi ex) premier Monti, e contro gli interessi della società capitalista, difesa da tutta la classe politica istituzionale, in Italia come in tutto il mondo occidentale.
L'ultimo attacco al mondo dell'istruzione è in perfetta linea con queste logiche di profitto, classismo e sfruttamento, dato che la costruzione di automi ignoranti e assuefatti dal consumismo poggia su entrambi i piani.
Il decreto Profumo sulle borse di studio si appresta a dare un altro colpo d'ascia al diritto allo studio affossando sempre di più la scuola e l'università nel baratro classista in cui già navigano.
I provvedimenti del decreto (limiti di età per le borse di studio, criteri di merito, il cosiddetto "portfolio", come discriminante per la domanda, la tolleranza di un solo anno fuoricorso per la richiesta della borsa di studio...) infatti non faranno altro che amplificare le differenze dovute all'estrazione sociale che ci sono tra gli studenti.
Nel passaggio tra le scuole superiori e l'università, non avviene magicamente una parificazione degli studenti, come forse piace credere al Ministro, tutti quanti pronti a farsi misurare secondo criteri di merito equi, ma i bagagli di conoscenze di partenza sono notevolmente influenzati già dalla scuola superiore in cui ci si è diplomati e di conseguenza dalle condizioni economiche di partenza della famiglia.
Senza contare che uno studente che deve necessariamente lavorare per mantenersi gli studi non ha concretamente lo stesso tempo a disposizione di chi invece non ha questo problema e quindi è del tutto pretestuoso pretendere lo stesso rendimento.
Il concetto stesso di merito altro non è che la maschera dietro cui si nasconde il concetto di produttività, tanto caro ai Marchionne grandi e piccoli di tutta italia e che altro non significa se non sfruttamento intensivo.
I premi per la produttività sono uno degli strumenti con cui i padroni e i loro governi leccapiedi tentano di convincerci che qualcuno merita diritti e condizioni di lavoro o studio dignitoso e qualcuno no.
Scenderemo quindi in piazza e saremo presenti in ogni situazione di lotta per rilanciare la lotta studentesca, per ribadire il diritto allo studio, chiedendo una scuola ed un'università al di fuori delle logiche di mercato, per il diritto all'alloggio, al trasporto e per un'università veramente accessibile a tutti.
Saremo in piazza per dire no alla scuola-azienda e alla mercificazione della cultura e no alla società capitalista che rappresenta.
Continueremo a dire no ad ogni governo e partito che difende i privilegi dei pochi chiedendoci di pagare un debito che non è nostro e che quindi ci rifiutiamo di pagare.
Continueremo a ribadire il valore dell'antifascismo come fondamento dal quale ripartire per creare una società radicalmente diversa, con la coscienza che il capitalismo non è in crisi:
IL CAPITALISMO E´ LA CRISI.
CI AVETE TOLTO TUTTO, E TUTTO CI RIPRENDEREMO!
COLLETTIVO STUDENTESCO RIVOLUZIONARIO PISA
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