Viaggio nel mondo del precariato: E' IL CAPITALISMO, BELLEZZA! di Nicola Sighinolfi



E' IL CAPITALISMO, BELLEZZA!

Alla ricerca di un posto di lavoro ho risposto ad un annuncio che avrebbe dovuto trattare un semplice "lavoro d'ufficio" e sono rimasto incastrato in una giornata di prova presso un'appaltata ENEL in cui il lavoro consiste nello spacciare contratti, per modificare le tariffe enel e impedire che la clientela fugga verso altri lidi. Gli impiegati, per lo più giovani neodiplomati, sono obbligati tutti i giorni a presentarsi in ufficio con largo anticipo e a rinchiudersi in una sala con il personale per urlare slogan e darsi la carica. Gli impiegati si pagano benzina e pranzo e vengono spediti agli angoli della provincia a girare casa per casa per vendere come imbonitori i contratti. 
La vendita funziona in questo modo: ci si presenta come "Incaricato ENEL" e si procede ad un sondaggio fasullo chiedendo se il cliente è ancora a contratto ENEL, quanti contatori ha, di quanto voltaggio dispone, fino ad arrivare alla domanda cruciale, quella che inserisce l'oggetto della vendita. Può riguardare il tipo di fornitura o un altro aspetto del contratto. La domanda dev'essere posta nel modo più incomprensibile possibile, al fine di passare subito al passo successivo, farsi mostrare una fattura (in questo modo ci si da aria di professionalità, allontanando l'immagine del venditore). Solo a questo punto si passa alla proposta di contratto, ma quando le persone vedono che devono firmare si fanno indietro.
A questo punto, come recita il manuale del perfetto venditore, bisogna far leva sulle oscure paure umane, bisogna "far leva sulla gelosia e dire che i vicini lo hanno già sottoscritto, oppure bisogna spaventarli: il prodotto "diventerà a pagamento e sarà obbligatorio" o sulla mancata occasione "siamo in zona oggi".
Lo stipendio non esiste, si viene pagati a provvigioni e la fregatura non sta solo qui: ci sono gare interne che sbloccano ulteriori porzioni di salario. Nella pausa pranzo ho visto un collega di 20 anni distrutto perché ha ricevuto un sms che recitava "ho chiuso 4 contratti del gas" e lui "vince lei, come faccio questa settimana senza quei 50 euro?". 
Così si sostituisce la solidarietà tra lavoratori con l'antagonismo sportivo; ci sono classifiche affisse nelle bacheche degli uffici come se il lavoro ed il salario fossero tornei di calcio. Più vendi e più sei un imbonitore di successo.
Molte di queste agenzie hanno appalti con più aziende, anche in concorrenza tra loro e il venditore più capace ha una fornitura di contratti vastissima e così si finisce all'assurdo che chi si è presentato come Incaricato Enel finisca a venderti un contratto di telefonia mobile. Sono i gradi. Più sei alto in grado, più cartucce-contratto hai da vendere, quindi più soldi puoi fare.
La giornata lavorativa dura quasi 10 ore, circa dalle 8 alle 18, di cui una passata ad urlarsi addosso slogan, otto passate in strada casa per casa a imbonire il prossimo e l'avanzo diviso tra pranzo e compilazione dei contratti in ufficio.
L'ufficio è un luogo irreale. Musica altissima e cartelloni giganti con frasi motivazionali scritte a caratteri cubitali  tra cui: "Pensa solo pensieri positivi" "Tu sei il migliore" "Non piangerti addosso" "Questo lavoro è basato sulla statistica quindi devi correre". 
Nei mesi di lavoro gli impiegati imparano un linguaggio atroce che si portano anche fuori dal lavoro: il mondo si divide in positivi, quelli facili da imbonire e i negativi, quelli che ti mandano a cacare.
Il contratto diventa "un pezzo". Riuscire in qualcosa diventa "chiudere". In pausa pranzo i colleghi parlavano di "chiudere" con una ragazza, intendendo che forse riuscivano a scoparsela.
Ciò che più emerge da una giornata di lavoro è il totale isolamento dei lavoratori, costretti a camminare da soli  per strada, vedono i colleghi solo per colazione, pranzo e a chiusura dell'ufficio. Non esiste una dimensione collettiva e per questo si scatenano rancori, invidie, antipatie. Chi lavora in queste agenzie non ama questo lavoro ma malgrado ciò assume in sé le parole d'ordine dell'azienda, che condiziona il tuo modo di relazionarti col prossimo e ti manda in giro a tessere le lodi del mercato libero: "Col monopolio lei era schiava del governo che decideva i prezzi, grazie al mercato libero è lei che sceglie un prezzo."
Anche se ancora disoccupato non riesco a pensare che questa giornata di prova sia stata una giornata persa, è stata, al contrario, molto istruttiva.

Un bel viaggio all'inferno.

Nicola Sighinolfi    PCL Pisa

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